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La Mocanita, l’ultimo treno forestale a vapore ancora funzionante al mondo.
Oltre a servire come mezzo di trasporto per la legna, porta anche turisti lungo il percorso di montagna.
Entrare nella stazione è come fare un passo indietro nel tempo.
Nell’ampio piazzale che divide la biglietteria dalle officine per la preparazione delle motrici, sono state parcheggiate locomotive di ogni epoca.
La prima volta che sono stato li, per il consueto sopralluogo che faccio prima di inserire un workshop nel calendario, ho pernottato in una piccola pensione a conduzione familiare. Doru e Alina, marito e moglie, due ragazzi che hanno trasformato la loro casa in un’attività ricettiva.
Chiedendo a Doru informazioni sulla Mocanita, ridordo che la prima cosa che mi disse in un italiano stentato fu che non potevo andare in montagna con la mia polo a maniche corte e mi prestò un suo giacchetto di pelle che si rivelò davvero utile, vista la differenza di quasi 10 gradi tra il paese e la stazione di arrivo del treno.
Il mattino dopo vado in stazione e parto per il tragitto previsto. Un solo binaro segue il corso un torrente  che scorre qualche metro più in basso e  che, nei tratti più profondi, viene utilizzato anche per trasportare i tronchi.
P
oco dopo aver lasciato la stazione, a meno di venti metri dal binario, una scuola con i bambini affacciati alle finestre per vedere e salutare il treno che passa li almeno una volta al giorno. Man mano che saliamo, sulla sponda opposta si alternano gruppi di case in fila: hanno la struttura centrale in muratura a cui si appoggiano stanche baracche costuite con materiali di fortuna, tra le case ed il torrente, vecchie carcasse di auto usate come pollai e cataste disordinate di legname di varie forme e dimensioni. Qualcosa di simile alle favelas del Sud America ma con un’atmosfera completamente diversa, anche le persone intente a lavorare su quelle cataste di legna a volte ci salutano.
La strada sterrata che collega le case al paese, in alcuni punti attraversa il torrente, senza ponti, semplicemente ci scivola dentro per riaffiorare sulla sponda opposta.
A metà percorso il treno fa una sosta per riempire la caldaia dell’acqua. Il macchinista infila il tubo in un ruscello, affluente del torrente, e fa il pieno.
Durante il viaggio inizio a parlare con Danut, il capotreno, un ragazzo di circa trent’anni.
Mi dice che è sposato e che ha un figlio, mi mostra una caverna in cui, durante la guerra, i partigiani nascondevano le armi, mi spiega il significato di un particolare  intarsio sulle colonne di un arco di legno che attraversiamo poco prima dell’arrivo e che mi dice essere la “Porta del Maramures”.
Danut si è rivelato un prezioso contatto per tutti i miei workshop successivi.
Durante il tragitto gli chiedo se è possibile fotografare le fasi di preparazione delle locomotive ed il mattino dopo alle 7 sono li.
Sono gli stessi macchinisti a farlo, controllano tutti i meccanismi, oliano i giunti con vecchi oliatori di latta, usano mazze di ferro per sistemare leveraggi piegati dallo sforzo, il tutto tra sbuffi di vapore che riempiono l’aria con odore a metà tra l’olio caldo e la nebbia. Mi sembrava di essere in un luna park fotografico, non c’era un angolo o un’attività che non attirasse la mia attenzione.
Arrivano le 9 e salgo sul treno per la seconda volta, stesso percorso stesse emozoni. Questa volta chiedo a Danut se, al rifornimento di acqua, posso rimanere a terra per aspettare il treno successivo, lo voglio fotografare mentre arriva, nella cornice di quelle splendide montagne. Due veloci chiamate via radio e mi organizza la cosa.
E’ stato forse il momento più bello di quell’esperienza: dopo circa 40 minuti di silenzio, chiuso dalle montagne,  inizio a sentire in lontananza gli sbuffi del treno che stava arrivando e vedere il suo vapore salire tra gli alberi prima ancora che superasse la curva che lo nascondeva agli occhi mi ha regalato una grande emozione.

La Mocanita in arrivo alla sosta per il rifornimento di acqua che avviene immergendo il tubo in un ruscello.

Bambini di una scolaresca affacciati ai finestrini giocano ad afferrare le foglie.

Vasile nelle fasi di lublificazione degli snodi prima di iniziare il percorso.

Stazione di partenza. La motrice si avvia verso il deposito di legna per il carico della giornata.

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