
Non nego di essere arrivato li, la prima volta, con qualche pregiudizio.
Partito da Bucarest con un’auto a noleggio, arrivo nei pressi di Viseu de Sus verso le 22.
Una strada di montagna stretta, buia come la pece, senza luci e piena di curve.
Ad un tratto vedo in lontananza qualcosa di bianco illuminato dai fari che si muove sul bordo della strada, avvicinandomi vedo che a muovere quella cosa chiara è una vecchina dall’età indefinita, sta risalendo la scarpata con il suo sacco pieno.
Mi fa dei cenni per fermarmi ed io, come faccio sempre quando sono da solo, mi fermo.
Ricordo che pensai: o dietro di lei escono i figli che mi levano l’auto e l’attrezzatura fotografica o ho aiutato questa donna a tornare a casa.
Sale, sistema un pezzo di ferro ritorto tra me e lei e mi prende la mano per baciarmela, la ritraggo a fatica. Inizia a dire una parola che solo dopo ho capito essere il nome del paese che doveva raggiungere.
Ogni 3 o 4 minuti si faceva in modo veloce e per tre volte il segno della croce.
Durante il tragitto apre il sacco e mi fa vedere il contenuto: verdura, ho ancora davanti agli occhi l’immagine di una pianta di insalata riccia con le goccioline sulle foglie.
Cerca di dirmi che quello era ciò che mangiava e mi offre proprio quella pianta gesticolando in modo che io capissi che era buona da mangiare.
Ovviamente rifiuto non per scortesia ma perchè quel sacco era la sua dispensa.
Arriviamo in un piccolo gruppo di case e mi indica di fermarmi, le apro lo sportello e ne approfitta per riprendermi la mano nel tentativo di baciarmela, altra fatica per sottrarla alla sua voglia di ringraziare.
Ecco, questo episodio mi ha proiettato di colpo nel Maramures. Appena ripartito infatti il primo pensiero è stato: ma se una donna che avrà avuto sicuramente più di 80 anni, a quell’ora, su quella strada, ferma il primo che passa per farsi accomagnare, vuol dire che si fida di chi vive in quella regione.
La conferma su qusta popolazione l’ho avuta nei giorni successivi.
Nel Maramures non ci sono mezzi pubblici e le persone fanno spesso l’autostop. Uomini, donne, bambini, quando devono spostarsi chiedono passaggi e, come ho scritto prima, io lo offro. Il primo fu un ragazzo di circa 30 anni che una volta arrivato prende 10 Lei dal portafoglio (circa due Euro) e me li porge, io rifiuto cercando di capire perchè me li stesse dando ma parlava solo rumeno e io no.
Stessa storia in altre due situazioni in cui ho offerto passaggi, fino a che, una signora che doveva tornare a casa dopo il lavoro in una pensione e che parlava italiano mi ha spiegato che per loro è normale, chi riceve un passaggio vuole contribuire al costo del carburante.
Ecco, la gratitudine è forse l’aspetto che più mi ha colpito di questo popolo che ha veramente poco, se paragonato alla media europea ma quel poco lo divide senza pensarci due volte, con una spontaneità ed una naturalezza che far percepire persino strano il rifiuto.
La vecchina della prima sera aveva però smontato i pochi pregiudizi iniziali, ponendomi in una condizione di serenità che mi ha fatto godere delle altre bellezze della regione.

Per indicare che in casa c’è una ragazza in età da marito, piantano fuori casa un ramo con pentole infilate sopra.

Nei giorni di festa, molte donne e ragazze indossano i costumi tradizionali.

Qui nelle funzioni ortodosse la parte anteriore della chiesa è occupata dagli uomini, quella dietro dalle donne.

Spesso durante la messa, le donne assumono questa posizione.

Il tipico carro trainato da cavalli è un mezo di trasporto molto diffuso.

Donne al mercato di Viseu de Sus.
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