Non è facile parlare della storia di un territorio così vasto e diverso.
    L’origine del suo nome deriva probabilmente da Patagon, nome del personaggio di un racconto di Francisco Vasquez, che nel 1512 lo descriveva come una creatura molto alta e selvaggia. Anche se fu Ferdinando Magellano, ad arrivare qui dodici anni prima, nel 1520, a rimanere per primo molto colpito dalla statura dei suoi abitanti, definendoli Patagoni.
    L’aspetto più interessante delle fasi storiche della Patagonia è forse lo sviluppo demografico della Terra del Fuoco.
    Siamo alla fine del 1800 e l’allora presidente Argentino Julio Argentino Roca, temendo che l’importanza strategica dello Stretto di Magellano, attirasse l’interesse colonizzatore delle potenze europee, decise di rafforzare la presenza della popolazione sull’isola. Per raggiungere il suo scopo decise di costruirci un carcere, ancora oggi oggetto di turismo. Ma il vero incremento della popolazione si deve alle lungimiranti idee del secondo direttore del carcere, che fece costruire una serie di laboratori artigiani, un ospedale ed una farmacia, oltre ad uno studio fotografico a cui dobbiamo le preziose ed uniche immagini esistenti dell’epoca. Aprendo questi laboratori anche alla popolazione esterna, diede il via al vero incremento demografico dell’isola. I servizi attivati  infatti, permisero una sopravvivenza accettabile per chi voleva trasferirsi qui.
    Un altro importante incremento lo dobbiamo proprio all’Italia. Dopo la chiusura del carcere, avvenuta nel 1947, iniziò una seconda ondata di arrivi, servivano case, così Carlo Borsari, imprenditore bolognese, vinse alcuni appalti per la costruzione di quartieri popolari e decise di portare attrezzature e mano d’opera dall’Itali. Dopo gli emiliani, furono i friulani ad accorrere in massa verso questo estremo dle mondo. E’ imposrtante ricordare che  italiani giunti a Ushuaia, erano piu numerosi dlela popolazione di allora.

     
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